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Massimo Blanco

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I neuroni specchio sono responsabili anche della comprensione delle espressioni facciali altrui. Se osservo un soggetto che sorride, i neuroni specchio afferenti ai muscoli del mio volto si attivano come quando io stesso sorrido. In sostanza, il cervello non esegue alcun “ragionamento” per comprendere la manifestazione di un’emozione (Gallese et al., 2004), qualsiasi essa sia, anche se questa emozione non è genuina (es. sorriso “finto”). Come gli atti motori vengono riprodotti a livello esperienziale nel nostro cervello, allo stesso modo le emozioni di chi stiamo osservando hanno in noi il medesimo effetto: osservo il volto di una persona e le sue emozioni “risuonano” in me perché mi rispecchio in essa. Pertanto, i neuroni specchio ci permettono di sperimentare dentro di noi le emozioni che prova un nostro simile e condividere con esso la sua esperienza interiore (Rizzolatti e Sinigaglia, 2006).
La prospettiva neurosociologica dell’interazione comunicativa.
Il gioco d’azzardo patologico (GAP), spostato sulla quinta edizione del DSM tra le dipendenze come quella da sostanze stupefacenti, sinteticamente può essere definito come l’incapacità di rispondere adeguatamente all’impulso di ricorrere a giochi che comportano il rischio della scommessa.
L’immagine che in molti hanno del giocatore d’azzardo è quella di una persona che scommette per vincere e arricchirsi o di chi è già ricco e gioca giusto per passare il tempo, tanto ha abbastanza denaro per poterselo permettere.
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